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Pokémon Go & The End.

  • Writer X Writer
  • 22 lug 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

Ora, voglio dividere questo post in due. All'inizio parlerò brevemente di Pokémon Go, giusto perché non sono una persona originale, e poi volevo fare un mini-riassunto del viaggio.

Perché sì, questo è l'ultimo post. Enjoy it!


Iniziando con Pokémon Go, ci terrei a precisare che non voglio fare una recensione raccontando tutti i dettagli del gioco, ma dire giusto qualcosa sull'idea avuta dagli sviluppatori.

Anzi, voglio partire con una domanda. Voi che criticate il gioco e tutti quelli che ci giocano, asserendo dell'immaturità di quest'ultimi, perché lo fate? Perché puntate il dito? Perché giudicate aspramente? Sì, ho fatto più di una domanda effettivamente... E questi quesiti voglio rivolgerli soprattutto a quelli un po' più grandi, com'è ovvio che sia.

La maggior parte dei ragazzi, anche quelli un po' grandicelli come me, anzi, soprattutto loro più che “quelli delle nuove generazioni” che fanno tanto la parte dei ribelli, di coloro che sembrano avere qualcosa in più, ma che non sono altro che ridicoli e vanno in giro la sera portando queste piccole casse dalle quali fuoriversa musica tamarra a tutto volume, come a dire “fanculo al rispetto verso chi, forse, già dorme”, sono cresciuti per anni e anni con i Pokémon. A giocarci su una piccola console o a guardare le avventure di quel ragazzo, che non cresce mai, in televisione. Tutti rimanevano a bocca aperta di fronte alle lotte tra quelle piccole creature inventate, tutti gioivano alla conquista di una palestra o, ancor più, della lega pokémon, e tutti, specialmente, si affezionavano a quei piccoli pseudo-animaletti, gioco o serie animata che fosse. Ognuno aveva la sua squadra valorosa, ognuno voleva essere davvero il più forte, ognuno sognava di acchiappare i cosiddetti “leggendari”, e chiunque era sempre afflitto dal dubbio sull'uso della master ball. E ancora partivano le sfide agli oratori o durante le ricreazioni alle elementari, dove per poco non si distruggevano amicizie consolidate.

Infine, come ultima cosa, più importante di tutte le altre, NON è mai esistito un solo bambino, giocatore del videogioco o fan della serie animata, che non volesse partire, come Ash, alla ricerca e cattura dei pokémon nella vera realtà. Nessuno.

Chi non ha mai sognato quale pokémon starter scegliere, una delle decisioni più difficili della vita intera? Dopo il calciatore, l'allenatore di pokémon era il lavoro che ogni bambino avrebbe voluto fare da grande. Senza alcun dubbio.

E questa cosa che i grandi, quelli adulti, insultano chi scarica e gioca a tale gioco proprio non mi va giù. Noi tutti siamo cresciuti con i pokémon, abbiamo sognato i pokémon, abbiamo speso soldi per i pokémon. E voi che fate? Insultate? Dopotutto state insultando l'infanzia di una persona, state insultando quei bambini di una dozzina d'anni fa. Quando il mondo era ancora accettabile e i ragazzi andavano a divertirsi normalmente ed erano ancora bene o male ognuno differente dall'altro, a dispetto d'ora tutti uguali. Copia e incolla. Dai capelli ai piedi. Quei tempi dove i bambini crescevano giocando con pupazzetti, peluche, barbie e guardavano pokémon in televisione, e non avevano tablet alla portata di mano già a cinque anni.

Io a nove anni iniziai a pensare alla storia che poi, più di dieci anni dopo, sarebbe diventata un libro, e, se Dio vuole, in futuro una trilogia. Quindi cosa dovrei fare? Sentirmi immaturo per l'aver scritto un libro in onore di quel bambino passato? Lo credete davvero? Io no.

E poi diciamocela tutta, l'idea di far muovere le persone per catturare i pokémon, per far sì che i ragazzi escano di casa, facendo meno della sedentarietà quotidiana, davvero può definirsi una cattiva idea? Nah.

Ogni sera, se solo si mette fuori piede, si vedono gruppi di ragazzi girovagare ovunque, avvicinandosi anche a monumenti dei quali non sapevano l'esistenza, e passare ore divertendosi in maniera alternativa. Come può un gioco del genere essere un brutto vizio?

Solo vedere altri come te camminare e avere la stessa passione in comune, riscoprirsi bambini, per me vuol dire che la Nintendo ha vinto. E l'ha fatto magistralmente.

Poi c'è anche chi è sprovveduto e mette in rischio la sua salute e quella degli altri perché si isola dal mondo, ma, d'altra parte, il nostro caro globo è pieno di cretini.


Ora, invece, vorrei chudere il tutto parlando di quest'avventura durata alcuni mesi.


Se solo ripenso a quando ho iniziato... Fa strano. Effettivamente forse non dovrebbe esser così, perché dovrei esser abituato a questa sensazione. Questa sorta di sguardo all'indietro, nel passato. Dico questo perché ogni volta che inizi a intraprendere un percorso di scrittura, come quello di un libro, parti in un determinato giorno e finisci circa un anno dopo, a meno che tu non voglia far le cose un po' meno bene. Ma poi nemmeno questo è detto. Perché il mio secondo libro l'ho scritto in sei mesi e, a livello generale, sono riuscito a far quadrare la storia e a correggerne gli errori in un periodo decisamente più ristretto.

Dunque, questo è il cinquantesimo e ultimo post del blog. E per ultimo si intende proprio il vero significato della parola. Ho deciso di arrivare al ciquantesimo per far cifra tonda. E per nulla di più.

A esser sincero, riflettendo su quello che ho scritto, nemmeno li ricordo tutti e quarantanove i precedenti. So d'essere arrivato a tredici “Parliamo di...” e d'aver pian piano dato il via a una vera rubrica settimanale. Con i soliti appuntamenti di generi simili di post. Ma a volte ho fatto delle eccezioni. Anzi, molto spesso, direi. Questo perché non ho mai le idee ben chiare, e a volte un lampo mi trapassa la mente fino a farmi cambiare repentinamente idea, appunto, su quel che vorrei scrivere.

Di tutti i post che ho scritto, quelli che ricordo più di altri sono di certo quello di Jack London, di Chris McCandless, perché ho già scritto molto su di loro anche prima, poi di certo quello della Scutigera Coleoptrata, quell'animale orrendo che popola i muri delle case d'estate e anche gli incubi delle persone, perché trattasi del post, ahimé, più visto. Poi mi ricordo del post di Fringe, uno dei telefilm più belli, se non il migliore, in assoluto, secondo me. E come potrei dimenticarmi dei miei due post nei quali parlavo del mio secondo libro e del progetto 2920, che hanno segnato la mia vita e lo continueranno a fare? Non potrei nemmeno dimenticarmi di uno degli ultimi post, quello dedicato alle vittime di Nizza. Ancor meno di quella sorta di trilogia di quella strana settimana senza regole, balzata fuori anche per capriccio personale, o forse più come dedica. Quei tre post dedicati a Christina Grimmie, morta per mano di un assassino mosso da ragioni folli, e persona eccezionale, seppur non la conoscessi affatto. Sì, quella settimana strana e quei tre post dedicati a lei, soprattutto gli ultimi due, me li ricorderò bene. Anche per il rispolvero di quel vecchio stile di scrittura da me adottato agli inizi.

Infine “Il Diavolo in Corpo” e quello dedicato a Whitley sono altri due pezzi di relativo valore in questa collezione immensa, fatta di migliaia e migliaia e migliaia ancora di battute, che hanno segnato un periodo importante della mia vita. E grazie ai quali, a tutti e 50, sono migliorato e mi sono allenato anche in vista del mio futuro prossimo.

Infine grazie anche a chi li ha letti e, perché no, li leggerà in futuro. Spero davvero abbiate apprezzato e spero lo farete ancora qualora vi capiterà di leggerli. Quindi grazie agli italiani e anche agli americani, che in maniera bizzarra mi hanno accompagnato in questi mesi, leggendo molto spesso i miei post dagli States.

E' stato bello Google e Wix, grazie per aver trascurato il mio blog e non averlo mai messo disponibile nei motori di ricerca. Molto gentili.

Quindi che dire? Questo casino dei ringraziamenti l'ho fatto e voluto fare, nonostante tutto, lo stesso. Non sono famoso e non lo diventerò mai. E ne sono felice. Ho sempre avuto la strana abitudine di gioire dei risultati ottenuti dopo gli innumerevoli sforzi ma di riuscire, anche, a non montarmi mai la testa.


Ah, giusto per dire, potrebbe anche non essere un addio, ma un arrivederci. Chissà.

Riguardatevi.

Thanks to all of you who follow me! Stay strong!


Bye,

me.



Matteo Gatti a.k.a. Writer X Writer


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