Parliamo di... #13
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- 18 lug 2016
- Tempo di lettura: 7 min

“Se pensi che tutto questo sia l'unica cosa; se pensi che il reale sia esclusivamente quello che i tuoi occhi riescono a vedere, o quello che le tue mani possono sentire, le tue orecchie ascoltare e il tuo olfatto odorare; se pensi che la vita sia una sola e che il posto in cui vivi sia a tutti gli effetti imprescindibile e unico, allora non hai né i principi né le speranze per poter comprendere, anche solo a grandi linee, che noi siamo un punto su di un foglio bianco, e attorno a questo punto vi sono cerchi divisi l'un l'altro della stessa distanza, che a loro volta si possono ritrovare in punti dei quali noi stessi siamo cerchi vicini a essi di una distanza relativa e immutabile.
Se solo credi che tu sia tu e che io sia io o che gli altri siano altri, e che esistano determinabili singolarità e linee rappresentabili su di un asse in maniera pressoché continua e costante, allora significa che tutte le domande, in maniera astratta, conducenti alle sole ipotesi, non fanno per te”.
Ho voluto fare giusto una intro, una partenza che desse l'idea a chi legge dell'argomento che andrò di qui a poco a trattare, e che lo convincesse, inoltre, del fatto che quel breve testo qui, contrassegnato con delle virgolette, fosse stato preso e incollato spudoratamente.
E invece no, sono tutte parole mie. Altrimenti non si sarebbe capito granché, fidatevi.
L'argomento di cui parlerò in questo quarantottesimo e terz'ultimo post non è altro che la "teoria dei mondi paralleli", e di tutto quello che potrebbe riguardarli.
Parlo di quest'argomento perché fa da sfondo a tutta la vicenda riguardante il mio primo libro “The Kupicker”, nonché gli altri due sequel ancora in cantiere, e perché, da sempre, è uno degli argomenti a sfondo scientifico che mi ha colpito maggiormente.
Fondamentalmente il concetto di mondi paralleli è sinonimo di universi paralleli e dimensioni parallele.
Partendo dal principio, la "teoria del multiverso" inizia con il presupposto dell'esistenza di universi coesistenti al di fuori del nostro spazio-tempo, in parole povere della nostra realtà percettibile.
Tali universi, oltre che essere coesistenti, sarebbero molto probabilmente non poi così dissimili dal nostro. Potrebbero, in linea ipotetica, esservi varie dimensioni parallele, che sono separate e perciò stabilmente divise e, dunque, non comunicanti con la nostra, nelle quali sono ritrovabili una serie di situazioni simili a quelle che accadono nella nostra, ma, al contempo, non così tanto, cioè differenziate da delle particolari tipologie di situazioni che hanno avuto, o hanno ancora adesso, un decorso, anche solo minimamente percettibile, diverso.
Analizzando la questione da un punto di vista più generalizzato, partendo da quel che sta sullo sfondo, lo spaziotempo non è nient'altro che la struttura quadridimensionale dell'universo, formato dunque da quattro dimensioni: lunghezza, larghezza e profondità (spazio) e tempo. Il tempo è il palcoscenico dove si svolgono i fenomeni fisici (eventi osservabili, cioè trasformazioni che non cambiano la natura della materia). L'unione del concetto di spazio e tempo serve a far coesistere tre dimensioni visibili e omogenee tra loro, ma relative all'osservatore preso in questione (in quanto, la prospettiva di un osservatore potrebbe esser differente da quella di un altro, ciò che per uno viene considerato avanti o dietro, per un altro potrebbe essere sinistra o destra), con un'altra, il tempo, anch'esso percepibile in modo diverso a seconda delle condizioni (prima o dopo).
Un singolo punto dello spaziotempo prende il nome di "evento" e a esso corrisponde un fenomeno che si verifica in una certa posizione spaziale e in un certo momento temporale. La visione in un unico blocco dello spazio e del tempo è detta anche continuum spazio-temporale.
Da qui si può dire come ogni oggetto, anzi, qualsiasi oggetto, come la Terra, ad esempio, abbia una particolare influenza sul concetto di spaziotempo. Essa stessa, infatti, ha sia un'influenza sulle tre dimensioni di spazio tramite la sua gravità, sia che sul tempo, attraverso un rallentamento del tempo stesso (rivedibile nel moto della Terra...). Infatti il tempo scorre a differenti velocità in base al potenziale gravitazionale, ragion per cui, nei buchi neri, che hanno di certo un potenziale gravitazionale elevato, e all'interno dei quali nulla può sfuggire all'esterno, neppure la luce, secondo le numerose teorie, il tempo sarebbe così rallentato da risultare addirittura fermo.
Tutto l'insieme di universi paralleli possibili esistenti è definito come Multiverso.
Esistono numerose teorie che parlano della possibilità dell'esistenza di più universi paralleli e quindi un multiverso. Una di queste è la teoria dell'inflazione eterna.
L'inflazione eterna è un cosiddetto modello cosmologico, e riguarda aspetti inerenti al Big Bang. Partendo dal presupposto ovvio che “l'universo è in continua espansione”, tale teoria spiega di come l'universo continui la sua espansione accelerata solo in alcune zone, in alcune regioni del suddetto. Dato che queste regioni nell'universo continuano a espandersi a livello esponenziale, ovviamente anche l'intero volume dell'universo continuerà ad ampliarsi, e lo farà finché non si arriverà al raggiungimento di un fenomeno chiamato "Grande Strappo" (riferito al destino ultimo dell'universo, catastrofico in questo caso, e legato all'energia oscura, che, se continuerà a aumentare grazie a questa espansione, superando un certo limite tutta la materia verrebbe fatta a pezzi nel giro di qualche mese, così le galassie si separerebbero tra loro, e le stelle, anch'esse separate dai pianeti, imploderebbero, mentre questi ultimi si disintegrerebbero, a una velocità impressionante, lasciando, alla fine, solo un mucchio di particelle singole, inutili, che non potrebbero più formar alcun legame con le altre; in questo caso l'universo osservabile diverrebbe 0), oppure alla formazione di un nuovo universo.
Basandosi sul modello inflazionario, esiste un'altra rilevante teoria, sempre inerente, chiamata la "Teoria delle Bolle". Questa, in sintesi, dice che se la teoria dell'inflazione eterna fosse verificata, allora l'esistenza di un multiverso sarebbe praticamente palese, di cui il Big Bang è stato solo una parte. In conseguenza, l'inflazione dell'universo a noi conosciuto è iniziata dopo il Big Bang, ma lo stesso Big Bang potrebbe essere figlio di una più grande inflazione di altri universi.
La Teoria delle Bolle, in sintesi, esplica come il nostro universo sia una delle numerosissime bolle, ognuna corrispondente a un altro universo, nonché uno dei pochi che segue il modello standard cosmologico.
Tuttavia, il concetto di multiverso fu esposto per la prima volta in maniera seria da Hugh Everett III nel 1956 nella sua “interpretazione a molti mondi” della meccanica quantistica, dove “ogni misura quantistica porta alla divisione dell'universo in tanti universi paralleli quanti sono i possibili risultati dell'operazione di misura.”
Secondo tale pensiero, gli universi presenti nel multiverso sono strutturalmente identici e possono avere le stessi leggi fisiche e gli stessi valori delle costanti fisiche. Tuttavia gli universi, nonostante possano essere presenti non necessariamente a un'infinità di miliardi di anni luce, ma anche vicini l'uno all'altro, non sono comunicanti, perciò non è possibile spostarsi dall'uno all'altro e non possono esserci interazioni tra di essi, seppur lo stesso Everett non escluse la possibilita di un'influenza reciproca...
Tale teoria di Everett asserisce che è possibile l'esistenza di altri innumerevoli mondi racchiusi in un universo come il nostro, ciascuno corrispondente a qualsiasi evento (descritto sopra) possibile. Quindi pari infinito.
L'universo osservabile è quello a noi conosciuto, ma non sappiamo cosa potrebbe esserci oltre, se è vero che esso è infinito, allora sarà pure possibile che vi siano delle combinazioni di materia simili o identiche a quelle dove viviamo noi, quindi con della vita, oppure le stesse riproduzioni nostre e della Terra, e, nonostante l'idea possa sembrare strana, non lo sarà mai troppo dato che la distanza tra noi e le altre “nostre ipotetiche versioni” è ancor più che incalcolabile. Qui una citazione inerente: «Le dimensioni del Multiverso sono così smisurate che hanno come conseguenza che da qualche parte esistono altri esseri uguali a noi, ma non rischiamo di incontrarli. La distanza che dovremmo percorrere è così grande che il numero di chilometri ha più cifre di quante sono le particelle dell'Universo conosciuto» - Max Tegmark.
Secondo altre teorie è possibile che da ogni buco nero esistente si formino a loro volta degli universi.
Nel 2014, il progetto BICEP2, attuato al Polo Sud, ha riscontrato risultati che rendono la teoria dell'inflazione un gradino più possibile di quanto già non fosse, e dunque una possibile prova dell'ipotesi dell'universo inflazionario.
E' vero, le teorie sono molte, e io, che ne ho parlato e ne sto tutt'oggi a parlare nei miei libri, utilizzando tale argomento come sfondo, mi sono fatto una mia idea, giustamente.
E noi stessi potremmo essere lì. Io potrei essere lì in questo stesso momento, a vivere una vita che non oso nemeno immaginare, odiando ogni cosa che amo in questo nostro mondo. E pensando che non esiste nessun'altro se non quel me che popola quel mondo. Io qui amo scrivere, e non escludo che uno degli innumerevoli me lo detesti. Adesso potrei essere al lavoro, in un altro pianeta, oppure un calciatore rinomato e conosciuto. Ora potrei essere un infermo, un malato, ora un ricco giovane con o senza particolari doti e con un seguito di ragazzini o ragazzine alle calcagna. Ora potrei essere persino uno scrittore, ma conosciuto e apprezzato largamente di più. Potrei essere benissimo, in una di tali dimensioni, in uno di quegli universi, uno stupido, un idiota, un drogato, un senzatetto. E perché no, mi fa pure sorridere pensare che io possa essere anche già morto, eroicamente o meno.
Mi piace pensare come tutto questo sia legato, a sua volta, all'effetto farfalla, altro argomento che amo, e di come il mio attuale dire “se fosse andata in quel modo a quest'ora...” sia davvero capitato in quella realtà di quell'universo. Come quando per un pelo non venni investito da un'auto mentre ero in bicicletta, e per un pelo intendo davvero un pelo (lo scontro sarebbe avvenuto in maniera frontale, giusto per arricchire tale informazione), in questa realtà. Lì sarei potuto morire, e ancor oggi mi chiedo come sarebbero andati avanti gli eventi, seppur prevedibili, in alcune sfumature.
Certi dicono che i déjà vu siano collegati proprio all'esistenza degli universi paralleli, dei mondi paralleli e degli altri "noi" presenti in quell'universo. Quando questi déjà vu ci si presentano, dandoci una sensazione di “già visto”, di esperienza “già vissuta”, potrebbe non esser altro che, secondo questa teoria affascinante, un'esperienza vissuta nell'altro universo dalle nostre controparti. Oppure come se a volte ci capitasse di captare, come se fossimo una radiolina, delle onde radio (ovviamente non sarebbero onde radio) di altre frequenze che, talvolta, pervengono a noi dandoci questa sensazione.
In fin dei conti, questa teoria dei mondi paralleli e sul fatto che, se esistenti, questi potrebbero essere leggermente diversi dai nostri, adatti a ospitare la vita, a garantire ricchezza o povertà, trovo sia davvero una delle teorie più affascinanti e, potenzialmente, rivoluzionari in circolazione.
The Kupicker ha, come sfondo, una mia idea su parte di questa teoria così bella quanto difficilmente verificabile.
WXW
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