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Il Mondo che regredisce.

  • Writer X Writer
  • 15 lug 2016
  • Tempo di lettura: 6 min

Oggi avrei voluto scriver d'altro, nei miei programmi c'era qualcosa di diverso, di più strutturato e, a suo modo, di più divertente.

Però oggi non ci riesco. E trovo sia di dovere spendere qualche parola in queste situazioni. Non solo di dovere mio, ma di tutti, perché tutti noi siamo una comunità, una collettività di persone, e nient'altro. Non biasimo di certo chi non ne vuole far parola, chi continua e continuerà a evitar anche di solo commentare i vari accadimenti che costantemente ci accompagnano provocando, in molti, terrore e orrore.

Terrore e orrore sono due comuni parole da dizionario, che indipendentemente dalla situazione si sente spesso pronunciare, anche solo per scherzo, ovviamente. La prima, da definizione, significa: “sentimento di forte sgomento”, la seconda significa: “sentimento di forte paura e ribrezzo generato da ciò che appare crudele, ripugnante, in senso fisico o morale”.

Questo è quanto si prova, e anche se può sembrare così scontato, sullo sfondo non lo è per nulla. Non esiste nulla di scontato, se non quelle solite persone che scrivono, pubblicano, condividono ogni cosa riguardante questi fatti aggiungendoci un banale hashtag, giusto per essere alla moda e poter dire: “Ehi! Io ci ho pensato! Ho provato tristezza per quei poveri innocenti!”

E poi ci sono io, ci siamo noi, gli “altri”, quelli che, almeno un minimo, si interessano della vicenda e si ricorderanno di tutto per sempre. Non ho dimenticato la strage alla sede della “Charlie Hebdo”, non l'ho fatto nemmeno per il volo “Germanwings 9525”, caduto per una follia umana senza fini terroristici. In fin dei conti allentare la presa è cosa buona e giusta, perché la vita va avanti e c'è bisogno di accrescere sé stessi, in un certo senso, e di proseguire il nostro cammino. La società di oggi non ha il coraggio né l'interesse per tenere il broncio per situazioni di questo tipo. E' solo che... in definitiva la cosa più giusta è anche non lasciar che queste cose se ne vadano del tutto, perché la gente muore e perché prima era felice e poi l'attimo dopo non c'era più non per volere della natura, ma per mano dell'uomo, lo stesso che non capisce che al mondo non vi sono diversità.


Non so come sta venendo questo post, ma, oggi, ho deciso solo di aprire la mia mente e lasciar che le parole uscissero senza alcun vincolo, senza alcuna morale e senza tener troppo conto dello stile di scrittura.


Spesse volte mi capita di pensare all'attimo prima della fine di quelle persone, agli istanti che precedono l'arrivo di quelle tenebre che ti strappano dal mondo e ti scippano della cosa più importante che hai: la vita. E mi chiedo: “Quali erano i loro ultimi pensieri? A chi era rivolto l'ultimo sguardo? Qual è stata l'ultima cosa alla quale hai pensato?” Poi penso a quanto siano strane le diapositive della vita di ciascuno... Quelle persone quel giorno sono uscite, oppure quella sera stessa, senza pensare a nulla, se non i problemi di una vita, il modo per rimediare a essi e, soprattutto, a come essere felici. E chissà se avevano in programma una sera romantica, i regali per la propria metà, i progetti del domani. E... e poi fine. Mi fa venire i brividi pensare quanto quelle persone fino alla fine, se non oltre, mai si sarebbero immaginate che 10/20/30 secondi dopo la loro vita sarebbe finita. Nato il giorno X dell'anno X, conosciuto a egli o ella stesso o stessa e morte prevista per il giorno X dell'anno X all'ora X di un giorno sconosciuto all'umanità intera tranne che a Dio.

Ma c'è una cosa che mi crea davvero molta più angoscia, ed è quando il destino vuole esser ancora più spietato con te e ti sputa in faccia gli ultimi istanti della tua vita dicendoti con esattezza quando sarà la tua morte. Spesse volte mi capita di buttar più di un pensiero alle persone rimaste vittime del volo Germanwings e di quanto la morte stesse arrivando con uno squallido countdown che essi stessi conoscevano. E mi vengono i brividi peggiori possano esistere.

Come può una persona sopportare un peso simile? Come si può assistere al tramonto della propria vita sapendo che non ci sarà un futuro dopo quegli interminabili quattro minuti? Come si può guardare gente in faccia seduta al tuo fianco, strillante, sapendo che mai più le rivedrai, se non in paradiso? Come si può aver anche solo il coraggio di pensare che la tua giovane vita si spegnerà senza aver l'onore di salutare chi tu vuole bene un'ultima volta? E, ancora, come diavolo si fa a prendersi la responsabilità sulle spalle della vita, dell'esistenza e dei ricordi immensi di centinaia di persone?!

Come puoi salire su un camion e aver la forza di sopportare il peso della responsabilità della vita e della morte di qualcuno? Come puoi imbracciare fucili, ordigni esplosivi e quant'altro e farti saltare in aria per un Dio che probabilmente nemmeno esiste? E sapete il perché? Perché un Dio che vuole che si uccida gridando il suo nome non è un Dio. E' pura finzione. E se esiste davvero allora la vita non ha alcun senso, vivere è la cosa più tremenda che possa esserci. Ma no, di certo non esiste...


Oggi mi chiedo per davvero, per la prima volta: “Che cosa diavolo succede quest'estate?”

Ma poi la risposta è ovvia, e non è il caldo che fa impazzire la gente. E' che siamo arrivati a estrarre tutto il succo, abbiamo scavato fino a raggiungere il nocciolo. Questo è quanto è accaduto nulla di più, nulla di meno.

Poco importa se è solo un'organizzazione a promuovere tutto questo terrore, a spingere la gente a uccidere per diversità di religioni o per territori. Potrebbero essercene anche cento di organizzazioni, che la cosa non cambierebbe. Perché in fondo, noi, esseri umani, siamo destinati a questa fine. Noi siamo il nemico peggiore che possiamo trovarci davanti. L'uomo è il nemico dell'uomo. Quello più grande, più devastante e più difficile da prevedere.

Un signore una volta disse, dopo aver realizzato quel che aveva creato senza rendersene conto: “Sono diventato Morte, il distruttore di Mondi”.

Questi attentati, queste tragedie, queste morti, in fondo, seppur lo neghiamo a noi stessi... siamo proprio noi. E' l'essere umano che si guarda allo specchio cercando magnificenza ma trovando solo orrore.

L'orrore è finito sui dizionari perché è stato l'uomo stesso a crearlo e a dargli un nome. L'orrore e il terrore saranno quello che proveremo giornalmente, è solo che il tempo un po' deve ancora trascorrere.

Non vedete? In fondo le cose già si stanno assestando. C'è gente che sente ma ignora, c'è gente alla quale non importa nulla se centinaia di vite terminano. I giovani, più di altri, coloro che plasmeranno il futuro, sempre se ce ne sarà uno, non si fermano, non colgono l'occasione per pensare a chi è morto, per pensare un po' a sé stessi, al significato della vita e alle responsabilità che fra non molto avranno sulle spalle. Perché tanto sono morti, non si può tornare indietro, perché tanto di gente ne muore ogni giorno, quindi che cosa cambia se ne muoiono un centinaio in più? Vero?

L'essere umano quando si guarda allo specchio si riconosce, si vede e si giudica. L'essere umano quando si vede in un riflesso d'acqua non pensa a nient'altro che alla propria immagine.


Io non ce la faccio davvero. Tutto questo che sto scrivendo probabilmente è patetico. E' patetico perché tutta la vicenda lo è. Perché sento gente che dice che queste cose non dovrebbero accadere... E Dio, quanto è patetico dire questo? Si sente talmente tante volte questa frase che ha perso di tutto il suo significato. Come potete solo pensare che questo non dovrebbe accadere? Allora neanche quell'aereo sarebbe dovuto cadere, allora nemmeno in Africa si dovrebbe morire di malnutrizione, eppure accade. E sì, forse ci sono cose che non dovrebbero succedere, ma poi? Con quella frase risolvete le cose? Con la frase “lanciamo un'atomica in quel posto” vi credete intelligenti?

Siamo noi il dolore. Siamo noi la sofferenza. Siamo noi che le facciamo succedere quelle cose. Ma non siamo noi che dovremmo dire questo, nonostante, la maggior parte, non ne sia responsabile.

Siamo giunti al famoso “punto di non ritorno”, e ora quel che manca è la fine di tutto. Quel buio che, forse, ci servirà per tornare all'età della pietra, quell'epoca in cui noi saremo ancora alla mercé delle vere leggi di questo mondo.


Quest'estate vedo il mondo regredire.

Vedo l'umanità intera fallire in ogni cosa.

Vedo incoerenza e superficialità in ogni angolo della società.

E il concretizzarsi del famoso “punto di non ritorno”.

Siamo diventati Morte, i distruttori di Mondi.


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