
Altre citazioni alquanto... fighe
Nella vita di uno scrittore (uso ancora questi paroloni per davvero?) una delle cose più importanti sono senza dubbio le cosiddette citazioni (oppure cit. per gli amici e le amiche che ormai si calano così abitualmente in pensieri filosofici che certi personaggi si rivoltano ogni giorno nella tomba, che poi, senti chi parla, manco avessi vinto un Nobel...), che giorno e notte lo seguono, e direi che equivalgono ai punti principali dell'intera storia.
Perché le citazioni, e parlo per esperienza personale (...) rappresentano per davvero questo: una frase che acquisirà un valore storico all'interno di quello che sarà il racconto per esteso. Ma come si può parlare di citazioni? Come si fa a riconoscere una citazione? Iniziando prima dalla seconda domanda, direi che basta copiare la frase, incollarla su google, aprire una fonte, e il gioco è fatto. Google... che splendido e magico mondo. Tornando, invece, a quella che era la prima domanda, penso sia una questione complicata da definire. Probabilmente sul dizionario esiste una classica definizione del termine citazione, forse fin troppo, ma io credo che si può iniziare a parlare di citazione quando, appunto, in un certo contesto, il lettore sente dentro sè che tale frase o paragrafo appartengono a lui. Poi è vero, la maggior parte delle persone ne fanno uso improprio, spacciandosi per quelli che per davvero sentono quella frase dentro il cuore, ma che in realtà cercano solo approvazione altrui, ecco perché Facebook ne è pieno zeppo... ehehm...
Da un punto di vista personale, nel contesto delle storie che scrivo, parlo più di libri, definisco, come già accennavo, la citazione, come un punto a effetto che assume in tutto e per tutto il concetto di quello che volevo trasmettere. E quando cito frasi d'altri autori di ogni genere, lo faccio sempre da quel punto di vista, cercando di immedesimarmi nello scrittore e pensare: "Sì, cazzo, questo è davvero un punto essenziale".
Ho finito. Ora aggiungo qualche citazione, così come avrei dovuto fare senza scrivere tutto questo...
«È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà , sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato». - Il vagabondo delle stelle - Jack London
«Nell'intero corso della mia esistenza ho avuto la fortuna di confrontarmi un numero considerevole di volte con persone diverse da me. Certi erano personaggi davvero controversi, ma altri, i restanti, erano coloro che puntavano in alto. Fantasticavano, più nel loro intelletto che a parole, del certo traguardo che avrebbero raggiunto e del modo più consono per arrivare là , ai vertici, per poi farsi beffe altrui, ovvero di uomini e donne che avevano fallito. E sapete? Quelli hanno ragione, bisogna sempre puntare all'Olimpo. Anch'io farei così, se solo non avessi il chiodo fisso della vita comune...» - C'era una volta la tua vita - Matteo Gatti (scusate, ma fa parte di me)
«There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
I love not man the less, but Nature more».
Incipit di: Nelle terre selvagge - Lord Byron