Paradosso del gatto imburrato
- Writer X Writer
- 1 lug 2016
- Tempo di lettura: 5 min

Spesso, girovangando su internet, non è poi così difficile, al giorno d'oggi, imbattersi in quelle che è possibile definire come “cose nonsense”. E questa è una di quelle che più mi ha colpito di recente. Vi starete chiedendo come abbia fatto a imbattermi in una cosa del genere, bene, potrei farvi benissimo la stessa domanda, e comunque è meglio che non lo sappiate.
Nonostante questa sia a tutti gli effetti una delle cose più stupide nella quale io mi sia imbattuto, è sempre meglio che molte altre ben più semplici da reperire e presenti quotidianamente su Facebook o affini.
Se tempo fa ho avuto il piacere, nonché il coraggio, di parlare della famosa “superstizione del piccione” oggi mi accontento di usare un altro animale per scrivere un altro post. Un gatto qualsiasi va bene. Ah giusto, poi serve anche del burro. Mi raccomando, non la margarina o quelle cose chimicamente strane. Ma che cos'è il “paradosso del gatto imburrato”? Oltre a essere una delle cose più divertenti della storia, è un paradosso, inventato a scopo goliardico, ma pur sempre un paradosso, che si basa sulla fantomatica “legge di Murphy”. Partendo dal principio, la “legge di Murphy” è un insieme di paradossi, tra i quali anche quello del gatto e del burro, di natura pseudo-scientifica, inventati o utilizzati per scopi ironici, e riassumibile con tale assioma: «Se qualcosa può andar male, allora andrà male». La legge di Murphy si chiama in questo modo per via del fatto che, in tempi remoti, un ingegnere dell'USAAC, Edward Murphy, che partecipava agli esperimenti con razzi su rotaia nel 1949, vedendo puntualmente i propri tecnici sbagliare nel montaggio dei 16 accelerometri sul corpo prescelto, pronunciò la seguente frase: «Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo».
Il paradosso del gatto imburrato, ne è un esempio, ma c'è dell'altro, altrimenti non avrei chiamato in questo modo il post.
Questo paradosso è stato inventato dallo statunitense John Frazee per dimostrare come sia possibile arrivare al moto perpetuo, cioè al funzionamento di una macchina in cui viene creata energia in contraddizione con i principi della termodinamica. Nonostante il gatto, il burro, e altri tentativi veri e propri «è impossibile costruire un motore che lavori continuamente e produca dal nulla lavoro o energia cinetica».
Tale paradosso, sostanzialmente, è basato sulla combinazione di due principi:
1) Un gatto cade sempre sulle zampe, mai sulla schiena.
2) Una fetta di pane spalmata di burro cade sempre dalla parte del burro.
Ora, se si assumono queste due leggi per vere, senza porsi ipotetiche contraddizioni nella propria testa, è possibile affermare che, se si dovesse prendere un gatto e si dovesse mettere a quest'ultimo una fetta di pane imburrata (e ben salda) sulla schiena, afferrandolo, alzandolo e poi lasciandolo cadere, si otterrà, oltre a un gatto non a proprio agio, un moto perpetuo, in quanto, il gatto tenderebbe ad atterrare sulle zampe, mentre la fetta di pane imburrata dalla parte del burro. Non potendo né finire in un modo né nell'altro, previa violazione di due principi che “regolano l'esistenza di questo mondo”, il gatto continuerebbe a volteggiare nell'aria senza mai toccar terra, opponendosi alla forza di gravità, altra legge sacra, ma chi se ne importa.
Che il gatto cada sempre sulle zampe è scientificamente appurato, purché cada da un'altezza non inferiore ai 90 cm e purché non sia un cucciolo, questo grazie alla sua innata capacità di riflesso verticale, manovra possibile grazie alla flessibilità della loro spina dorsale. Che la fetta di pane cada sempre dalla parte del burro è vero, ma ciò non dipende dalla presenza di esso, di marmellata o altro che possa essere. Questo perché facendo scivolare la fetta di pane in maniera costante fino al bordo del tavolo, una volta che il baricentro della fetta oltrepassa l'orlo di quest'ultimo, tale parte inizierà già a cadere, per via della forza di gravità, a dispetto della parte che ancora tocca il tavolo, facendo sì che si ottenga una rotazione iniziale della fetta. E' facilmente verificabile che il tempo di caduta della fetta da un tavolo non renda possibile una rotazione completa, a meno che non vi sia un principio di accelerazione di gravità differente o, cosa molto più semplice, che questa non cada da un'altezza superiore ai tre metri. Infatti ciò accade solo perché nella totalità dei casi la parte imburrata è quella posta verso l'alto, se si dovesse porre la parte del burro rivolta verso la superficie del tavolo, quindi al contrario, rovinando il principio di inerzia di questo mondo e creando un paradosso ben diverso, e si lasciasse cadere la fetta, questa cadrebbe lasciando la parte del burro verso l'alto, cioè quello che tutti desidereremmo. Quindi se volete ottenere tale risultato compratevi un tavolo alto tre metri, oppure spalmate la fetta con del burro, giratela, sporcate il tavolo, poi lasciatela cadere. Ecco a voi.
Il comportamento del gatto di cadere sulle zampe e quello della fetta imburrata sono fatti reali, confermati e, quindi, non supposizioni, ma non è detto che un gatto cada a priori sulle zampe e la fetta di pane imburrato sempre dalla parte del burro, in quanto esistono una serie di variabili già accennate prima, nonché quello che si chiama “caso” che potrebbe far sì che, anche solo una volta su un milione, queste certezze venissero meno. Un po' come quando dobbiamo dimostrare a qualcuno qualcosa che capita sempre e, una volta arrivato il fatidico momento, quella cosa non accade. In definitiva, se si prendesse davvero un gatto e si eseguisse tale test con la fetta di pane imburrata, quel che accadrebbe sarebbe a “favore del gatto”, ovvero che quest'ultimo riuscirà ad atterrare sulle zampe, questo perché la massa del gatto è superiore a quella della fetta di pane, ed è quindi la rotazione del gatto a incidere pressoché totalmente.
Questo è, fondamentalmente, il “paradosso del gatto imburrato”, una teoria tanto suggestiva quanto infondata. Però sarebbe bello ottenere un concetto antigravitazionale tramite l'utilizzo di un banale gatto e di una fetta di pane imburrata, nonché un moto perpetuo atto a fornire energia... Eppure, come dice la stessa legge di Murphy in uno dei suoi esempi: «La probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità».
Altri esempi di legge di Murphy:
«Quando si applica una procedura di miglioramento o mantenimento di uno "statu quo" soddisfacente, si tratta di un errore di metodo, che posticiperà solamente l'avvento della catastrofe, aumentandone la forza devastatrice».
«A meno che la giovinezza non sia una condizione permanente, il futuro è dei vecchi».
«Il sonno è un intervallo tra una sconfitta e l'altra, sempreché non sia popolato da incubi».
Infine vi lascio un video del paradosso:
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