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Un breve discorso sulla vita - Part 2

  • Writer X Writer
  • 24 giu 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

La calura estiva, l'ombreggiare dei rami di un esteso bosco non troppo fitto e la tenacia del sole di infiltrarsi ugualmente, a ogni costo; il vento che ne accarezza dolcemente le foglie, facendole vibrare, e il silenzio che lascia spazio al fruscio di queste ultime, regalando frescura e interrompendo, solo per un attimo, l'egemonia e l'arroganza di temperature che non danno tregua.

Le sagome di foglie cadute, imprigionate nel terriccio bagnato da una sorgente d'acqua che sgorga per natura da rocce bianche, il muschio verde che le si avvicina senza toccarla in modo da sopravvivere e lasciarla libera e incontaminata; poi l'umidità del suolo sui sentieri, le impronte e i passi timidi e titubanti di caprioli e cerbiatti intenti a cercar riparo e osservar i propri piccoli crescere.

Il rumore della natura verde e scintillante in tutta la sua maestosità, e l'odore di selvaggio di un luogo vivo la cui esistenza mai vedrà una fine; le sfumature aranciate e il calare dolce dell'oscurità in un habitat pronto a mettersi a riposo e godersi il blu della notte e lo scintillare delle stelle visibili da alture in cui le piante non possono metter radici e ove, di giorno, è possibile godersi panorami indescrivibili.

Per ultimo il dì che ritorna, insieme al caldo torrido, nonché all'improvviso e irregolare errare d'umani, alcuni chiassosi e altri silenziosi, che parlano, discutono e rovinano il fischiettare di uccelli, o che cercano di godersi quello spettacolo, allargando le braccia ogni qual volta un soffio di vento smuove i loro capelli perlopiù scuri e alzando lo sguardo verso alberi che sembrano scuotersi e applaudire, per mezzo delle loro foglie, quel rispettoso comportamento.

Le foto scattate per ricordarsi di quanto si è piccoli e insignificanti in confronto a quel che i propri occhi hanno appena rimirato, due appunti su un'agenda per segnar dove si è già stati e il dolce riposo pigro dopo ore e ore di cammino su sentieri diversi.

Le delicate dita delle mani posate su un pianoforte atte a comporre melodie emozionanti e il vibrare delle corde d'una chitarra, tramite la quale le emozioni non possono far altro che trasparire, così come tra le pagine d'un libro scritto o su una tela variopinta e non più bianca.

Il risonare indisturbato di un'ocarina che ricorda i tempi che furono, la gioventù passata e l'armonia con la quale si è cresciuti e da sempre ci si è offerti gentilmente al mondo cercando d'essere d'anima pura e gentile. E di come il proprio cuore abbia battuto in maniera cristallina e limpida, facendo da esempio a tutti, anche a chi di quell'organo, che batte come uno strumento musicale, né è privo per qualche folle ragione.


Non ho mai capito le dediche. Nonostante quella sopra lo sia. Trovo strano come le persone si mettano d'impegno per esprimere sé stesse al fine di raggiungerne altre. Cos'hanno fatto quest'ultime di così rilevante al fine di ricevere in dono parte dell'altra persona? Come si stabilisce il momento in cui queste debbano esser fatte?

Trovo e troverò tutto questo inconcepibile, così come quella strana sensazione d'esser in debito nonostante non ve ne sia alcun motivo.


Avete presente l'influenza? Non quella che comporta l'aumento della temperatura corporea unita all'apparire d'altri sintomi, bensì l'altra, quella spesse volte derivante dal profondo. Dunque, ce l'avete presente?

Ci sono cose nella vita che sono fatte ed esistono per rimanere senza spiegazione. Fondamentalmente al mondo vi sono solo persone uguali, che variano per estetica o atteggiamento, ma che sempre persone sono. Poi però, entrando più nel dettaglio è ben facile accorgersi che le cose non stanno così. Perché, pur essendo tutti uguali, c'è chi vive e basta e chi, vivendo, riesce a influenzare gli altri, in un modo o nell'altro. Facendo sì, in maniera consapevole o meno, di rappresentare un esempio, un profilo da seguire. Che sia per arte, aspetto o comportamento non ha importanza, solo che nessuna persona al mondo può esimersi dal non averne alcuna.

Se mi venisse chiesto quali personaggi esercitano dell'influenza nei miei confronti risponderei senza titubanza: Jack London, Chris McCandless e Whitley. Perché questi, più di altri, mi hanno accompagnato nell'intero corso della mia vita.

Tuttavia a volte c'è qualcosa di diverso, che si sposta da tale campo e che ferisce nel profondo. Come possono esserci persone al mondo, delle quali non si sapeva nemmeno l'esistenza, che riescono a entrar nel profondo, come le stesse figure a cui ci si ispira, solo dopo la loro morte?

Come possono assumere un'importanza tale in maniera così rapida?

Eppure lo fanno, riescono a farlo, con troppa irruenza, forse, e senza spiegazione.

In molte occasioni non mi è poi così complicato definire stupido tale atteggiamento, perché insensato e senza importanza, ma poi, quando capisco che, in quel momento, è davvero qualcosa di cui necessito, allora penso che non esiste niente di più stupido che pensare di fare una cosa stupida quando quest'ultima non potrebbe far altro che farti star meglio.

E, nonostante non ne capisca il motivo, reputo che far qualcosa, nel mio caso scrivere, sia cosa buona e giusta. Che sia il minimo far un tributo, dedicare un pezzo di sé stessi. E che sia giusto credere in Dio per gli altri nonostante non lo si vorrebbe fare reputando sia stupido.


Poi al mondo d'oggi, nonostante esso riesca ancora a stupirci con la potenza della natura, è ben facile vedere il dolore altrui. La crudeltà di chi non rispetta il prossimo e di chi non riconosce il valore della vita, come se tutto fosse solo uno stupido gioco. Ma non c'è niente di più sbagliato che pensarla in questo modo, non c'è nulla di più terribile che giocar a fare Dio. Nessuno al mondo, assolutamente nessuno, ha il diritto di stabilire del destino di una persona, della vita e, ancor più, della morte di quest'ultima.

E non esiste amore, arroganza o astio che possa giustificare tale azione. Sarebbe troppo facile.

L'unica verità è che si ha solo il diritto e il dovere di decidere del corpo in cui si abita, di sé stessi, e quindi se la propria vita vale la pena d'essere vissuta.


A volte mi capita persino di pensare che sarebbe dovuta andare diversamente, che io stesso sarei dovuto trovarmi lì, a impedir quel fatto dando la mia stessa vita, ma poi penso che il destino è uno solo, e che per quanto si possano fare pensieri di tale banalità, ciò non potrà mai accadere e che, in fondo, quel che sto scrivendo sia quanto il destino davvero volesse da me verso quella persona.


Io reputo che di persone simili il mondo ne necessiti. Che in tutto il marcio dei giorni nostri una pepita debba dar speranza agli altri, che debba esser d'ispirazione, a livello umano o artistico, o persino entrambi. E tu ce l'hai fatta, con umiltà e talento. Hai davvero dato qualcosa a questo mondo, che, come vedi, sta vivendo oltre la tua stessa figura.


Quindi vorrei chiudere con un'ultima mia dedica, presente in uno dei miei libri, che davvero ti meriti, e che mi fa ricordare di quanto, anch'io, stia cercando di far quel che tu hai fatto.


Per te. Più d'un battito di cuore.


“Quando il buio se ne andrà,

e l'alba tingerà tutto d'arancione,

se io tenderò la mano,

tu ti aggrapperai?”


WXW

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