top of page

Un breve discorso sulla vita - Part 1

  • Writer X Writer
  • 22 giu 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

Il plenilunio con il cambio di stagione e le tinte di luce blu che attraversano i vetri delle finestre, baciano i tetti delle case, accarezzano le foglie, i fiori e i frutti delle piante cresciute in primavera; l'odore del caldo sopportabile, il vento fresco che soffia e dà voce agli alberi, le cicale che cantano giorno e notte la stessa sinfonia immancabile, il sole che risplende di giorno e che lascia spazio alla luna di sera illuminandola mentre osserva il mondo. E poi ancora la vita di notte, le montagne a toni scuri, il crepuscolo che ne colora i bordi d'un arancione opaco e suggestivo, la calura che concede una tregua a persone, animali e boschi, gli stessi dove sono solite risplendere le lucciole, che lo illuminano e lo animano senza volerlo, libere e lontane dalla civiltà; oppure il cielo scuro dipinto di stelle luccicanti, distanti anni luce, ove regna la Via Lattea, che si prostra maestosamente e piange lacrime silenziose che affascinano bambini e adulti pronti a esprimere un desiderio personale. Le storie, raccontate di padre in figlio, tramandate da generazioni, attraverso libri, immagini, e le canzoni, quelle melodiose, affascinati e immortali, che senti e risenti pur sapendole a memoria, ma che sanno stupire in ogni occasione come se fosse la prima volta. Come quelle di Whitley, che arrivano fin dentro il cuore e toccano i sentimenti più profondi dell'animo senza lasciar spazio a null'altro che al benessere, in qualunque momento.

Ti dedicherei tutto questo, ma non ne sarei capace, perché non saprei dire quale sia la migliore canzone di Whitley, perché qui le lucciole non ci sono più, perché in questo mondo di luci artificiali non c'è spazio per quelle della Via Lattea, nè per le Perseidi, e perché sono allergico al polline dei fiori. Rimangono solo il caldo e le cicale, ma entrambi persistono tutta notte senza tregua rovinando i sogni e la quiete di tutti.

Poi penso che di male e di pessimismo al mondo ce ne siano fin troppi, che sia sbagliato astenersi dal far quel che si vuole e che, invece, sia corretto vivere la propria vita per come si crede debba esser vissuta. Tutte le canzoni insieme di Whitley vanno bene, eccetto una, che non voglio nominare perché sarebbe solo d'intralcio.

Lucciole, tramonti, crepuscoli, stelle cadenti e Via Lattea; il plenilunio e le tinte blu, il sole, il caldo e le cicale, le montagne e la natura, i libri, le immagini e le canzoni, e qualche stramba serenata qua e là, infine Whitley: questo, tutto questo, è giusto che sia per te. Tu che, probabilmente, non potrai più leggere queste righe.


Che sia una citazione presente in un mio libro e che, in preda a un momento di insensata stupidità, io l'abbia voluta rivelare a tutti, oppure che sia un semplice pezzo personale scritto al momento, e dedicato per davvero a qualcuno, non ha importanza. Solo che l'ho scritto io. E che solo io ne so i dettagli.


Avete presente quando, senza pensarci, prendendo in mano quel vecchio oggetto, foglio, libro, immagine, o altro, vi ritornano in mente tutti i ricordi, tutte le emozioni, e le vicende legate a esso o essa? Vi è mai capitato di pensare a quanto sia strano riflettere su quelle cose, e, ancor più, farlo su tutto quello che dopo esse è accaduto e dirsi tra sè e sè: "quante cose sono successe dopo quella volta? Quanto ancora mi attendeva?", nonché ridere, sorridere o piangere dopo l'averlo fatto?

Questa cosa mi è accaduta non troppo tempo fa, anzi, ben pochi giorni fa, a esser sincero. Mesi addietro ho iniziato un progetto dal nome "Project 2920", che brevemente si potrebbe riassumere con quattro parole: "il mio diario personale", anche se, in vero, le cose sono un po' più complicate, ma non importa. Di tanto in tanto, si parla di ogni mese circa, prendo una penna apposita e scrivo quel che mi è accaduto, parlando di tutto, di ogni cosa che mi passa per la testa in quel momento, cioè ciò che non è possibile fare in un libro, o almeno non in maniera così esplicita. Rileggendo quel che scrissi le volte precedenti, mi sono sentito così... piccolo, anzi, piccolissimo, non più grande di una formica. Ripensando a quei momenti ho rivissuto le esatte emozioni di quel giorno passato. E la cosa che più mi ha sorpreso è stato un pezzettino, forse due, ove accennavo al me del futuro dicendo, senza dilungarmi, di non provar timore, ribrezzo, o rinnegare quel che il me del passato avesse scritto, perché quel periodo è stato un pezzo di storia che ha fatto parte del me del futuro. Alla fine di tutto questo, la ciliegina sulla torta, è stata la frase: "Ricorda, sei prevedibile", riferita a una situazione particolare che mi riguarda. Già sapevo che avrei dubitato di quelle parole in futuro, ecco il perché di quel pezzo conclusivo. Lo stesso che mi ha fatto ridere da una parte, ma, è riuscito, al contempo, a mettermi un po' di tristezza. Ora le cose sono cambiate, sia in meglio che in peggio, e ho vissuto le esperienze che quel vecchio me non aveva ancora provato sulla propria pelle. Quindi di tali mi sono arricchito. Tutto ciò è così strano...


Da svariato tempo, direi da molti anni, ho sempre avuto la certezza che non avrei vissuto per molto. E questa è una mia attuale convinzione, anche se è difficile da spiegare e da spiegarmi. Non è una questione d'esser pessimista, bensì di accettare quel che sono, i miei ragionamenti e tutto quello a cui credo. Un po' come si fa con la religione, con Dio e tutto quel che ne segue.

Eppure c'è una cosa che è cambiata, è cambiata totalmente. Ed è proprio questo, ciò di cui mi sto servendo in questo momento per comunicare: la scrittura.

Tramite essa sono arrivato a concepire, maturando, che vivere significa dar qualcosa a questo mondo, ovvero lasciar traccia di sé stessi. Sono arrivato a plasmare l'idea che per far ciò bisogna crear qualcosa che vivrà oltre chi l'ha creata, che, alla morte di quest'ultimo, tale frutto persisterà nel tempo, che verrà notato da altre persone, apprezzato, nonché costituirà fonte di ispirazione per quest'ultime.

Quale gioia più bella esiste del dar alla luce una nuova vita, un figlio o una figlia, che vivranno oltre il padre e la madre? Poi c'è anche dell'altro, di certo incomparabile, di materiale, ovvero l'arte. Cosa se non questa vive oltre i suoi creatori? Qualunque essa sia rappresenta il frutto dell'essere umano. Nel bene o nel male i miei libri, le mie storie vivranno oltre me, oltre il mio fisico, e persisteranno nel tempo molti anni più della mia morte, indipendentemente dalla popolarità e dall'attenzione nei loro confronti. I libri, come la musica, i dipinti e le sculture sono quel di cui l'uomo non potrà mai farne a meno. E vivere pensando d'aver già dato alla luce due libri non può far altro che rendermi felice. Perché vuol dire che sono riuscito a dar qualcosa a questo mondo, e che vivrà oltre me. Penso che, tralasciando il concetto d'essere padre, prospettiva che ogni uomo dovrebbe avere in quanto regalo migliore che si possa dare, l'aver fatto una cosa simile sia e sarà la più grande soddisfazione della mia vita.


Per il resto siate chi vogliate essere, non lasciatevi abbindolare da nessuno, né diventate un manichino della società attuale che non farebbe altro che portarvi in una fossa. Vivete la vostra vita per come credete sia giusta debba essere vissuta. E, infine, cercate di dare qualcosa a questo mondo.


WXW

Bình luận


Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square

© 2016, tutti i diritti riservati.

  • Black Facebook Icon
  • Black Twitter Icon
  • Black Google+ Icon
  • Black Instagram Icon
bottom of page