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Parliamo di... #4

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  • 16 mag 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

Questo è Gonzalo Higuain, calciatore sulla bocca di tutti, sin da quando giunse in Italia qualche estate fa.

Arrivò dritto dritto da Madrid, da una delle squadre da sempre più forti del globo per una manciata di milioni, se si pensa il suo attuale valore.

Inspiegabile a oggi, perché la squadra spagnola decise di venderlo, e inspiegabile, ancor più, la sua qualità, così come il carisma, l'intelligenza calcistica e la marea di reti da lui messe a segno.

Lo ammetto, questa è un po' una questione personale, che non voglio star qui a raccontare perché alquanto banale, ma che, a tutti gli effetti, mi ha dato un'ulteriore spinta nello scrivere tale post.

Gonzalo Higuain, per tutti il "Pipita", sbarcò a Napoli a seguito di un volo diretto da Madrid, dove lasciò il suo Real dopo ben sette stagioni (o quasi), vissute da assoluto protagonista, fianco a fianco di campioni dalla classe infinita che quasi ogni anno vincevano e stupivano.

Arrivò ai partenopei per soli 37 milioni di euro e vestì la maglia numero nove. Alle spalle si lasciò più di cento goal all'attivo con la maglia dei blancos. Inutile sottolineare le innumerevoli aspettative nei suoi confronti da parte di tifosi che sognavano di ripercorrere un po' la storia di Maradona, in un certo senso.

Sullo sfondo, così come per ogni calciatore, l'ombra di non potercela fare, di non riuscire a ripagare le aspettative, come a molti succese, ci fu anche per lui.

Ma il destino del Pipita in Italia non andò come quello di Dzeko, oppure di Mario Gomez, arrivati da campioni e diventati poi bidoni. La serie A è da sempre risaputa per il suo calcio poco spettacolare e colmo di tatticismi.

Alla prima stagione con la maglia azzurra si rivela essere un attaccante degno di nota, mettendo a segno 17 goal in campionato e ben altri 7 nelle coppe nazionali e europee. Vincendo, anche, la coppa italia con il Napoli. Non male per lil primo anno in un campionato totalmente diverso.

La stagione successiva gli va meglio, riuscendo a migliorare il proprio score in campionato con 18 goal e mettendone a segno altri undici nelle altre coppe, per un totale di 29. Nello stesso anno vince pure la Supercoppa italiana contro la Juventus.

Come lui ce ne furono altri in quelle due stagioni, del calibro di Luca Toni, o Mauro Icardi, che addirittura superarono il numero delle sue reti, e non di poco.

L'esplosione, quella vera, che mi ha portato a scrivere questo post, per rendergli onore, è avvenuta quest'anno, e si è chiusa proprio un paio di giorni fa, contro il Frosinone, ma partiamo dall'inizio.

Nella sua terza stagione a Napoli, ove decise di rimanere dopo esser stato convinto dal neo-tecnico azzurro Sarri, qualcosa cambiò.

Da subito, nonostante qualche problema iniziale della squadra in campionato, mise a segno una quantità impressionante di goal che portarono in vetta la sua squadra in maniera totalmente insperata, e che non accadeva da moltissimo tempo.

E' l'anno dove gli azzurri non vinceranno nulla, ma, in compenso, otterranno risultati ancor più alti. E' l'anno di Higuain e del miracolo Leicester, in quel d'Inghilterra, ma questa è un'altra favola, da me già descritta recentemente.

La storia di Higuain, nonché del calcio italiano, è del tutto differente. Perché il suo Napoli, dopo tutti gli sforzi, non riuscì a rompere l'egemonia bianconera. Se fosse finita in questo modo, sarei solo un cretino, ma qui sto parlando di Higuain, e non del Napoli.

Il Pipita è protagonista di prestazioni eccezionali (che ho rivisto nel Fantacalcio), di partita in partita, con una costanza spaventosa, che non cambia, dall'inizio alla fine. Tanti pensavano fosse stato un periodo di grazia, che si sarebbe arrestato a circa metà campionato. Eppure non andò così, egli mise a segno doppiette e triplette, arrivando a fine campionato, quando i giochi per il primo posto erano già finiti, a lottare per un record impossibile agli esseri umani, scritto sessantasei anni prima e da allora mai battuto. Quel record lo fece un certo Gunnar Nordahl, quando vestiva la maglia rossonera ma i colori, in televisione, ancora non erano arrivati. Negli anni del dopoguerra, dove il calcio era diverso, probabilmente più semplice.

A circa otto/nove (su per giù) giornate dal termine mise a segno il suo trentesimo goal, quasi identico fu il numero delle presenze, ma fu proprio in quell'occasione che venne espulso per una reazione scomposta verso l'arbitro. Gli vennero date quattro giornate di squalifica, poi ridotte a tre, che parevano avessero tagliato le gambe al sogno del record, per nulla irrealizzabile, e che spensero i sogni di una città che ancora vedeva sullo sfondo le sfumature di uno scudetto non così inarrivabile.

Quindi Higuain fece ritorno, ma la sua sete di sangue non si spense e di gara in gara, verso la fine del campionato, egli fece altri gol, arrivando a 33 prima dell'ultima partita. Il record era di 35.

Fu il giorno dell'ultima di campionato, contro una squadra già retrocessa, che non aveva più nulla da dire. Fu il giorno in cui il Napoli doveva vincere a ogni costo, perché alle spalle v'era la Roma, che già assaporava l'idea di scavalcare gli azzurri e aggiudicarsi il secondo posto, che significava accesso diretto per la Champions League dell'anno successivo.

Per l'intero primo tempo Higuain non segna, ma il capitano Hamsik fa 1 - 0, scongiurando i fantasmi provenienti dalla capitale.

A 45 minuti dal termine tutto pareva finito: troppe reti mancavano per battere il record. Ma se una cosa il calcio insegna è che nulla è impossibile. "Impossible is nothing" recitava uno spot dell'Adidas di qualche anno fa, e quei 45 minuti ne furono l'esempio. Higuain fece il primo goal al 52° minuto della ripresa, per poi ripetersi dieci minuti dopo. Lo stadio esplose, era arrivato a 35 e ne bastava solo uno per sfondare quel muro. Gli bastarono altri dieci minuti per riuscirci, per fare uno dei goal più belli del campionato, in rovesciata dal limite dell'area. Tutto lo stadio iniziò a cantare, e i tifosi a sognare per la Champions dell'anno prossimo, nonché a alzare gli occhi al cielo e ringraziare per avere un calciatore simile in squadra. Egli arrivò a 36. A marcare ben 36 gol in 35 presenze. Cosa che accade solo in Spagna, dove i campioni, troppo forti, e con degli avversari di livello basso, soprattutto in difesa, ne fanno anche di più in meno presenze.


Quindi i pianti del Pipita e del tecnico Sarri, un po' come quelli di Ranieri e dei giocatori del Leicester. Due imprese diverse ma bellissime, che faranno parte per sempre della storia del calcio.


Questo è stato Gonzalo Higuain, "il Pipita" per tutti, il nuovo Maradona per Napoli, uno dei calciatori più forti al mondo, inevitabilmente.


Grazie anche per il Fantacalcio, ovviamente!


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