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Passato e presente

  • Writer X Writer
  • 13 mag 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

Sembra un po' il titolo dei vecchi post che scrivevo su Wordpress.

A tutti gli effetti quello è la rappresentazione del passato, anche se non troppo lontano. Più che altro riguardava il periodo precedente in cui stavo per finire il primo libro e un piccolo pezzo successivo a esso.

Poi chiusi quel blog perché proprio non mi ci trovavo e avevo dell'altro da fare. Un po' come ora. Ma qui riesco ancora a gestire tutta la situazione. Vedremo cosa accadrà durante l'estate e, soprattutto, quanto tempo avrò a settembre. Sono una persona piena di impegni. Non ufficiali... ma pur sempre impegni. Non ufficiali perché non è un vero e proprio lavoro, ma lo affronto come tale. E questo ha dato senz'altro bei frutti.


Quel che voglio dire oggi, o meglio, ciò di cui voglio parlare è a tutti gli effetti un post in vecchio stile. Dove scrivevo di argomenti non precisati, in particolar modo riguardati me stesso.

Ma sì, facciamo qualcosa del genere anche su questo sito...


Ho pensato la scorsa sera... Forse più notte, ma non cambia molto, dopotutto potrei anche dire un mucchio di menzogne che nessuno lo saprebbe. Questa cosa che parlo come se avessi un gran seguito è strana, e anche stupida. A ogni modo, ieri ho avuto la riprova di uno dei miei pensieri che spesso veniva a galla, ma a cui mai ho dato troppa importanza.

Di cosa parlo? Di quella cosa chiamata tempo.

Mi sono accorto a tutti gli effetti, dopo aver fatto una sessione di scrittura del sequel di The Kupicker e un altra su un altro progetto totalmente differente la scorsa notte, che non sono più la stessa persona che ero l'anno scorso (c'è poco del Capitan Ovvio, credetemi). Quantomeno da un punto di vista di scrittura. Mi è molto più spontaneo scrivere di argomenti strani, e per strani intendo sia complicati che insoliti. Dove uso uno stile di scrittura totalmente diverso, più complicato, ma allo stesso tempo umile, senza pretese. Cosa che in The Kupicker è differente.

Ho sempre detto che con un pizzico di buona volontà e impegno qualsiasi persona con una base di italiano potrebbe scrivere un libro come il mio primo, forse non per lo svolgersi della storia o per idee, ma è uno stile semplice, un po' come in tutti i libri di fantascienza o fantasy di quest'epoca. E quello era quello che più mi rispecchiava i miei standard, le mie capacità e la mia vita stessa. Ma ora... ho come la sensazione che non sia più così. Forse è più un timore, ma siamo sempre su quella lunghezza d'onda sostanzialmente.

E' un po' come scrivere qui. Se pensiate davvero che io scriva in questo modo nei miei libri, nelle mie storie attuali, beh, posso dirvi che è totalmente l'opposto. E non potrebbe essere altrimenti, non saprei neanche da dove partire per scrivere di argomenti diretti, come in questo caso, con lo stesso spirito e medesimo stile. Tuttavia è un po' la mia volontà, infatti, se anche fossi in grado, non lo farei mai. Perché in internet, che sia qui, o su facebook o altrove non scriverò mai il mio meglio. Ma questa è un po' una generalizzazione, infatti The Kupicker l'ho pubblicato e messo in vendita. Ma lì è differente, non è la stessa cosa. Quello è un libro in cui cerco di metterci il meglio, per poi tenermelo e rileggerlo pensando anche a quel che era la mia vita quando scrissi l'inizio, quando arrivai al centro, o alla fine. E anche per venderlo e ottenere tutti i diritti di copyright eccetera eccetera.

Sì, posso dire che scrivere The Kupicker a questo punto della mia vita è più complicato di quanto avessi mai pensato. Se attendessi qualche tempo sarebbe anche peggio, e io devo finire questa fantastica trilogia, partita dal nulla e venuta alla luce con il primo libro, che non vale poi così molto meno di un figlio. Ed è stata una delle cose più belle della mia vita. Così anche per C'era una volta la tua vita, stile che mi rispecchia decisamente di più a oggi, che al tempo mi è risultato difficilissimo da affrontare e che ora mi è molto più spontaneo, ma che non potrò mai ammettere avrà lo stesso valore del mio primo libro. E' mezzo gradino sotto, ed è questa la vera differenza con dei figli, quelli veri, che respirano e vedi crescere. Un libro è un oggetto, in fin dei conti, che porterà nel futuro la persona che eri, e che, forse, esisterà per sempre. Basti pensare a Romeo e Giulietta, o ai Promessi sposi, per passare dalla Divina Commedia. Quelle mai moriranno, se così si può dire, ma il loro valore è pur sempre ristretto.

E niente. Questo è tutto quello che volevo dire. Ho scritto molto di un argomento che avrei potuto riassumere in una riga: "Ora non sono più quel tipo di persona e non lo sarò più. Per sempre".

Io faccio e farò il mio percorso esclusivamente in base alle mie sensazioni, alle sfide che voglio affrontare, senza pressioni altrui. Come già ho detto, nel momento stesso in cui inizierò a scrivere per gli altri e non per me stesso, allora quella sarà la mia definitiva fine. Non è questione di egoismo, ma di passione.


WXW


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