Ragazzo da parete
- Writer X Writer
- 1 mag 2016
- Tempo di lettura: 5 min

Che questa sia una vera e propria recensione ne dubito, non che le altre lo siano state a tutti gli effetti, perché non sono un critico né cinematografico né letterario, ma comunque almeno in quelle, e nelle prossime che farò, ho cercato e cercherò di vedere la questione sotto diversi aspetti e di dare una mia opinione non troppo personale.
Per ragazzo da parete, che non so in quanti conosceranno, voglio fare una sorta di recensione invece più personale. Così, per provare a far qualcosa di nuovo, in un certo senso. Ma non so se ci riuscirò... Potrebbe venire anche uguale a tutte le altre, ma ci provo lo stesso.
Ragazzo da parete è il libro dal quale hanno tratto il celebre film "Noi siamo infinito", che tanto ha ricevuto critiche positive data la partecipazione di attori di un certo calibro, ma anche negative, perché alcuni contenuti sono stati ritenuti troppo discutibili all'interno del contesto. Anche se quelle peggiori hanno riguardato più il romanzo di Chbosky.
Per quanto mi riguarda dico sì, è vero che ci sono certi argomenti dai risvolti un po'... come dire, drammatici e tratta tematiche controverse, soprattutto per un pubblico giovanile, ma se non fosse stato così, il libro non si sarebbe distinto e, probabilmente, non ne avrebbero fatto un film.
Non ho letto questo romanzo troppo tempo fa, ma non l'ho nemmeno finito recentemente. Ho voluto dare una mia opinione solo dopo un paio di mesi per constatare se questo mi avesse veramente colpito o meno, cosa che al momento lo aveva certo fatto.
Sarò sincero, nel poco tempo che mi rimane per leggere, il più delle volte cerco di restare su letture di genere un po' più classico e dallo stile, al contempo, di un certo livello, dove so con certezza di trovare quello che mi serve per apprendere qualcosa di utile. In quel caso, forse per via del momento, forse per altro, il giorno dopo aver visto il film, mi fiondai in biblioteca per far mio il libro.
Non essendo un "divoralibri" e non avendo molto tempo per leggere, lo finii in circa undici o dodici giorni. E ne uscii pensando che Chbosky avesse avuto un'idea geniale. Ok, la trama è semplice, e scorre su un filo non troppo sottile e continuo, ma, nonostante di grandi colpi di scena, se non giusto un paio, non ne vidi, esso mi colpì per la genuinità della scrittura. Sembrava per davvero che quel libro fosse stato scritto da un ragazzo di quindicenne appartenente agli anni '90, dove la tecnologia presente oggi non c'era e dove la musica la si sentiva su cassetta. Tutto quello viene trasmesso bene, permette al lettore di immedesimarsi nel ragazzo (cosa fondamentale in un libro) e di provare quello che prova lui.
Anche i protagonisti del libro, oltre a Charlie, hanno tutti delle proprie personalità distinte, e non c'è nessuno di questi che non riesca a dar qualcosa alla storia.
Mettere argomenti quali droga, sesso, omosessualità, e problemi psicologici potrebbe sembrare troppo spinto, ma dopotutto è un po' la realtà dei fatti. Evidenziata particolarmente, ma pur sempre quella. Poi la gente si lamenta di queste cose e non lo fa per film dai risvolti ancor più discutibili...
Quel che mi ha colpito di questo libro, non è solo la storia in sè, ma anche il fatto che si tratta di un romanzo epistolare, dove Charlie scrive a un amico anonimo di cui ha sentito parlare a scuola di quel che succede nella sua vita nel corso di quell'anno, ed è fatto davvero bene. Originale.
All'interno della storia, il ragazzo, sin dal primo giorno di scuola fa amicizia con il professore di lettere, che rimane colpito dalla sua intelligenza e dalla sua timidezza. Prendendolo sotto braccio, dall'inizio alla fine consiglierà lui dei libri da leggere, tra i quali: Il buio oltre la siepe, di Harper Lee; Walden ovvero vita nei boschi, di Thoreau; Amleto, di Shakespeare; il grande Gatsby, di Fitzgerald... eccetera.
Da sottolineare anche quella che loro definiscono "la canzone del tunnel" che nel libro è "Landslide" di Fleetwood Mac, mentre nel film la più rinomata "Heroes" di David Bowie.
In sintesi, nonostante questo libro sia diverso dai generi che sono abituato a leggere, mi ha colpito e affascinato, e credo davvero che meriti d'esser letto.
Lascio una citazione presente nel libro, un po' lunghetta, ma molto bella.
Osoanon Nimuss - Absolutely Nothing
Una volta, su un pezzo di carta gialla con le righe verdi,
scrisse una poesia, e la intitolò “Chops”, perchè quello era il nome del suo cane. E i versi parlavano di lui. Il professore gli diede una A
e una stella dorata; e sua madre la appese alla porta della cucina e la lesse a tutte le sue zie. Era l’anno in cui Padre Tracy
portò tutti i ragazzi allo zoo, e li lasciò cantare sull’autobus; l’anno in cui nacque la sua sorellina, con quelle unghiette minuscole, senza capelli. Sua madre e suo padre si baciavano sempre, e la ragazza che abitava dietro l’angolo gli mandò un biglietto di San Valentino con una fila di X, e lui dovette chiedere a suo padre cosa significassero. E suo padre, la sera, gli rimboccava sempre le coperte. Era sempre pronto a farlo.
Una volta, su un pezzo di carta bianca con le righe blu,
scrisse una poesia, e la intitolò “Autunno”, perchè quella era la stagione che stava vivendo, e i versi parlavano di questo. Il professore gli diede una A e gli chiese di scrivere in modo più chiaro; sua madre non la appese alla porta della cucina, perchè aveva appena imbiancato. E i ragazzi gli dissero
che Padre Tracy fumava sigari, e laciava i mozziconi sui banchi, e a volte questi facevano dei buchi. Era l’anno in cui sua sorella mise gli occhiali con le lenti spesse, e la montatura nera; e la ragazza che abitava dietro l’angolo rise, quando le chiese di andare a vedere Babbo Natale. E i ragazzi gli spiegarono perchè i suoi genitori continuavano a baciarsi: suo padre non gli rimboccava mai le coperte, e s’infuriava
se glielo chiedeva piangendo.
Una volta su un pezzo di carta strappato dal suo taccuino,
scrisse una poesia, e la intitolò “Innocenza: una domanda”, perchè quello era il quesito che si poneva su di lei,
e i versi parlavano di questo. Il suo professore gli diede una A, e gli lanciò uno sguardo strano, serio; e sua madre non la appese alla porta della cucina, perchè non gliela fece mai leggere. Era l’anno in cui Padre Tracy morì, e lui dimenticò come finiva il Credo degli Apostoli. Sorprese sua sorella fare sesso in veranda, sul retro; e sua madre e suo padre non si baciavano mai, e non si parlavano. E la ragazza che abitava dietro l’angolo si truccava troppo, e lui tossiva quando la baciava, ma la baciava lo stesso, perchè era la cosa giusta da fare. Alle tre del mattino si infilava nel letto, e suo padre russava rumorosamente.
Ecco perchè, sul retro di un sacchetto di carta marrone,
provò a scrivere un’altra poesia, e la intitolò “Il nulla assoluto”, perchè i versi, in realtà, parlavano di questo. E si diede una A, e si tagliò i suoi dannatissimi polsi. E la appese alla porta del bagno, perchè questa volta, pensò, non sarebbe riuscito a raggiungere la cucina.
Rispecchia pienamente il libro.
WXW
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